sabato 29 novembre 2008

La Dark Lady nel cinema della prima metà del '900

Nel 1900 ritroviamo alcune incarnazioni privilegiate della Dark Lady, note anche alla più leggera cultura popolare. Molto è dovuto al nuovo divismo dello spettacolo, inaugurato dal cinema, e alla nuova cultura di massa delle immagini. Il modello mitico-simbolico e letterario si incarna in alcune figure del cinema, per pellicole esemplari come 'oggetto film', ma che talora triturano testi alti, eredità pittorica, schemi letterari più articolati trasformandoli in sceneggiature, fornendone una vulgata affascinante ancorché semplificata. Il modello di dark lady del muto vira spesso verso il tema donna fatale, è contaminato dal melodramma, ha ancora molti debiti con il Decadentismo, vista anche la vicinanza cronologica con il movimento artistico e la sensibilità dell'epoca, nonché il susseguirsi di Secessione, Liberty, Art Nouveau: la partecipazione spesso degli stessi autori letterari (e pittori-scenografi) ad alcune sceneggiature, didascalie o produzioni, ne aumenta l'influenza. Il caso più eclatante fu D'Annunzio e il film Cabiria, del 1914, diretto da Giovanni Pastrone su un soggetto tratto in parte da Emilio Salgari 'Cartagine in fiamme', e dal crudele e prezioso 'Salammbô' di Gustave Flaubert. Si può dire che per metà il nostro cinema muto è dannunziano, mentre l'altra metà è di matrice naturalistico-verista. Di conseguenza le divine e fatali bellezze italiane incarnano questa tipologia, al di là dei numerosi generi. Il divismo italiano del cinema delle origini ha parecchie personalità di talento, le maggiori delle quali, Lyda Borelli (foto piccola a sinistra) e Francesca Bertini . Il muto italiano è ancora abbastanza indipendente dal modello americano (che avrà una sua idea di dark lady legata ai polizieschi anni '40). Anzi, sarà proprio David W. Griffith ad affermare di avere imparato molte idee e tecniche dalle maestranze italiane (Cabiria di Pastrone ispira "Intolerance" e Il Giglio infranto' di Griffith. Quest'ultimo, sarà un melodramma cupo, laddove la donna (Lilian Gish) gioca il ruolo dell' angelo-vittima. Lyda Borelli rivoluziona la recitazione e il rapporto del gesto con lo spazio scenico esasperando l'espressività (il proverbiale aggrapparsi alle tende con gli occhi pieni di bistro in primo piano): nel suo 'essere fatale' agisce un sistema simbolico fittissimo, di forme facili di Simbolismo e Decadentismo, di pose preraffaelite, in relazione con l'immaginario creato da Alphonse Mucha e Marcello Dudovich, con forme e le pose tipiche della plasticità dei gioielli e delle figure di René Lalique di cui si è già occupata Aretusa. Le torsioni floreali di una natura in costante metamorfosi come quella raffigurata nei lavori di Louis Confort Tiffany o la sinuosità delle statue dell'Art Nouveau in generale.
Tra i titoli dei film fatali della Borelli: 'Fior di male' del 1915, e 'Malombra' 1916 di Carmine Gallone, 'Rapsodia Satanica' nel 1915 di Nino Oxilia, in cui gli elementi ricorrenti sono dannazione, vicende torbide, che in un clima pop dannunziano paiono spaziare in un maledettismo della letteratura che stava ormai diventando di genere.



Attrice d'impostazione più teatrale, Francesca Bertini (foto piccola a destra) accentua una recitazione più personale nell' 'Histoire d'un Pierrot' (1913) di Baldassarre Negroni, è passionale e veristica in 'Assunta Spina' (1915) di Gustavo Serena, melodramma con accenti neri e catarsi-redenzione finale. Girerà anche "La Signora delle Camelie" (1915) e una serie di film in capitoli ispirati ai 'Sette peccati capitali' di Eugène Sue, in cui...i peccati vengono sondati uno ad uno.Vanno segnalate, ad accentuare simili temi, tra le altre meno note, Pina Menichelli, interprete dannunziana nel famoso film 'Fuoco' di Giovanni Pastrone del 1916,ma anche 'Tigre Reale' (da Verga), 'Più forte dell'odio e dell'amore', 'Il giardino delle voluttà', 'La colpa', 'Malafemmina'; si aggiungono Hesperia in 'La Signora delle Camelie' del 1915.
E' ricorrente l'alone di maledettismo ed erotismo di queste figure femminili (donne tentatrici di fronte a uomi imbelli in preda a debolezze causate da rovelli esistenziali) collocate in scenografie sovraccariche di simboli e riferimenti, che richiedevano un lavoro e uno studio complesso, spesso artigianale, tra didascalie accurate e altisonanti, e fotogrammi in origine anche a colori imbibiti a mano.Un mondo immaginario e prezioso che verrà letteralmente spazzato via dalla Ia Guerra Mondiale.
Un protogotico italiano sonoro sarà "Malombra", 1942, di Mario Soldati, film suggestivamente calligrafico tratto dall'omonimo romanzo di Fogazzaro, con Isa Miranda. Così come nel versante in parte neorealista, sonoro, va citata la brava Clara Calamai in Ossessione di Luchino Visconti (1943) , tratto dal romanzo di James M. Cain ('The Postman always rings twice')dopo la sua prova-choc a seno nudo nella "Cena delle beffe" di Alessandro Blasetti (1941). Negli USA, per il cinema muto Theda Bara (anagramma della parola Arab Death) una delle prime vamp del nascente cinema americano.
In Germania anche il cinema muto delle origini si muove all'interno di alcune tendenze apparentate con altri settori della cultura del tempo: il Kammerspiel (teatro da camera), la Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività) e l'Espressionismo, che di tematiche 'nere' erano assai fecondi (Wiene e Fritz Lang). C'è W.G.Pabst (che lanciò Greta Garbo nella Via senza gioia del 1925), che firma due grandi film: "Il Vaso di Pandora" (1928) e "Diario di una ragazza perduta" entrambi con la femme fatale Louise Brooks (foto a sinistra) che incarna alla perfezione l'innocente-perversa Lulù di Frank Wedekind. La pettinatura dal celebre caschetto nero e i due tirabaci sulle guance della Brooks, ispirò Guido Crepax per il suo celebre fumetto erotico Valentina.


Joseph Von Sternberg emigrò presto in USA, fu artefice di memorabili film che diedero vita alla sua creatura Marlene Dietrich. Von Sternberg fece esordire Marlene ne l''Angelo Azzurro" del 1930, unico film diretto in Germania (dal romanzo di Heinrich Mann) che narra la tragica storia del professor Rath, insegnante di un ginnasio di provincia, che si innamora di una spietata cantante di varietà dai facili costumi, fino alla perdita totale della sua umana dignità. Marlene Dietrich (a destra) di solito si presenta nei film sternberghiani come donna indipendente, sensuale, androgina. Venere Bionda, 1932, L'imperatrice Caterina, 1934, e Capriccio spagnolo, 1935 completano l'opera. La sua eccentricità, un filo di acidità e sadismo nei confronti degli uomini lasciano una singolare traccia nello star system hollywoodiano. Un'altra "topica" delle femmes fatales è la spia Mata Hari, di cui ci diede una famosa versione Greta Garbo, in un tema già sfruttato a lungo nel cinema muto; ma la Garbo non amava concentrarsi più di tanto nei ruoli 'fatali' troppo sadici o demoniaci come spesso tentò di far capire. Sebbene ne "La carne e il diavolo" (film muto) di Clarence Brown accanto a John Gilbert fosse stata utilizzata anche in questa veste. Negli anni '40 del cinema americano assistiamo a una sorta di 'borghesizzazione' della figura della dark lady. Non più castelli o dimore decadenti in un passato indefinito medievale o ottocentesco, ma la grande città contemporanea. Esemplificativo potrebbe essere in parte il dipinto "Nighthawks" (1942) di Edward Hopper.In questa fase sono infatti protagonisti il film e il romanzo nero legati alla contemporaneità. Il film noir anche se ha ancora debiti con il gotico, con una parte della cultura francese, inglese, americana, in realtà nasce per la maggior parte dal romanzo poliziesco di W.R. Burnett, James M. Cain, Raymond Chandler, James Hadley Chase, James Ellroy, David Goodis, Dashiell Hammett, Patricia Highsmith, Mickey Spillane, Cornell Woolrich alias William Irish. Il noir è un aspetto più sottilmente inquietante del giallo: stravagante, irrazionale, non simmetrico e spesso senza consolatorio happy ending né svelamento del mistero o enigma. C'è poi la variante hard boiled, con la sua violenza cieca, un buon numero di morti, in uno sfondo di corruzione e di disastro sociale, di malattia della vita e cultura urbana, spesso critica feroce alla degenerazione del potere e con tratti iperrealistici. La città rappresentata, fotografata nei film noir si fa a sua volta personaggio: i toni forti in cui è rappresentata sono debitori delle numerose maestranze tedesche post-espressioniste rifugiatesi negli USA. Lo spazio è spesso claustrofobico, le linee sono verticali, asimmetriche, la narrazione usa spesso il flashback, trasformazione del tempo filmico in tempo irrimediabilmente perduto (cfr: Giorni perduti film di Billy Wilder). La città nel noir, nella cultura a base biblica americana, è quasi sempre il Regno di Caino (cfr. Gen 4:17), un mondo di condannati quindi. Nel nero in cui si muovono le dark ladies americane, s' incontrano melodrammi a tinte fosche fatti di avidità di denaro, di psicologismo freudiano, segnato dall'ambivalenza, dall'insicurezza, dall'impossbilità di recuperare l'ordine razionale. Il mistero del nero di questo periodo del cinema è tanto all'esterno quanto all'interno dell'anima di ciascuno. Il noir dell'epoca è suddivisibile in 3 fasi:


1) dal 1941 al 1945 circa, dell'investigatore privato di Chandler, Hammett e Greene, con attori come Humphrey Bogart, attrici come Laureen Bacall dalla voce roca e dalla sguardo felino soprannominata " The Look" (lo sguardo) o Veronica Lake, di registi raffinati come Michael Curtiz, con predominanza della parola sull'azione.

2) ha maggiore realismo, coincide col dopoguerra 1945-1949, predomina la rappresentazione della delinquenza per le strade, il potere della polizia, la corruzione politica, c'è predominanza dell'azione sulle parole. Ci sono personaggi sempre meno romantici, e un maggior realismo nella scena.

3) va dal 1949 al 1953 circa: psicosi, impulsi suicidi, follia non più spiegabili o giustificabili che paiono segnalare l'assurdo della vita moderna, la purificazione impossibile. C'è una progressiva incisività estetica.

In questo senso vanno segnalati alcuni film e rispettive dark ladies."Ombre Malesi" (1940) di William Wyler, con Bette Davis, attrice di straordinaria intensità ed espressività, utilizzata spesso nel ruolo di canonica "perfida" o allumeuse capricciosa.
"Il mistero del falco" 1941 di John Huston, con Mary Astor e Humphrey Bogart, dal romanzo di Dashiell Hammett. Film leggendario in cui un intero mondo va in cerca della statuetta del falcone d'oro (falso).
"Il grande sonno" 1946, di Howard Hawks, è un noir dalla trama pressoché ingarbugliata ma dalle suggestive atmosfere, tratto da Raymond Chandler, col detective Philip Marlowe (il mitico Bogey) e Lauren Bacall (qui a sinistra) nel ruolo di una ragazza "per male" dell'ambiente statunintense "bene". Nel casting compare anche Dorothy Malone.


La fiamma del peccato" (Double Indemnity) 1944, di Billy Wilder, sceneggiato da Raymond Chandler, tratto da una novella di James M. Cain, pellicola noir del genere "dramma assicurativo", con Barbara Stanwyck nel ruolo della perfida Phyllis Dietrichson, un'avventuriera senza scrupoli, arrivista delittuosa che afferma rivolgendosi a Fred Mc Murray, l'assicuratore suo amante che istigherà all'assassinio del proprio marito: "No, io non ti ho mai amato, non ho mai amato nessuno. Sono guasta dentro".
Gene Tierney (foto in alto al centro del post) in "Femmina folle" (1945) di John M. Stahl, è bella, iperpossessiva, psicotica e arriva ad uccidere per catalizzare su di sé tutte le attenzioni del marito. Quindi si butta dalle scale per abortire nel timore che il bambino di cui è in attesa le sottragga parte dell'affetto del consorte. In "Vertigine" (Laura nell'originale - 1944), di Otto Preminger con Gene Tierney, c'è un clima onirico e sospeso.

"La donna del ritratto" 1945, di Fritz Lang, con Joan Bennett, (e poco dopo anche "Scarlett street") in cui l'elemento dell'attrazione per la femme fatale vista in un quadro e poi incontrata dal vero causerà al tranquillo protagonista una serie di guai. Il noir progrediva anche con film geniali quali , e "I gangsters" di Robert Siodmak con Burt Lancaster e Ava Gardner nel ruolo della bella quanto malvagia Kitty, e dello stesso regista "Lo specchio scuro" 1946 con Olivia de Havilland in una parte psicotica.
Rita Hayworth, cantante vamp nel noir di Charles Vidor (1946) che ha come sfondo un casinò di Buenos Aires frequentato da spie d'ogni nazionalità è "Gilda" per sempre. Ma nel capolavoro "La Signora di Shangai", un noir del '47 girato insolitamente in esterni sullo yacht dell'attore Erroll Flynn, dal regista-attore Orson Welles, già marito della Hayworth, provvederà a tagliarle la lunga chioma fulva, per trasformarla in una gelida dark lady dai capelli corti e biondi: Elsa Bannister. Una sorta di donna-ragno indecifrabile come gli ideogrammi di quella lingua cinese che conosce, e come la ragnatela mortale che tesse nel labiritnto finale e nella sala degli specchi. "Il postino suona sempre due volte" di Tay Garnett dal romanzo di James Cain - 1946, con Lana Turner, nell'indimenticabile scena del rossetto, la quale diventerà poi una specialista in ruoli ambigui e passionali, è la versione americana di Ossessione di Visconti. Detto "Postino" verrà ripreso in seguito molti anni dopo con gli intepreti Jack Nicholson-Jessica Lange, in coppia diabolica.
"Il grande caldo" del 1953, di Fritz Lang con una riflessione sul lato oscuro e sulla doppia natura in ognuno di noi, personificata da Gloria Grahame, che appare con metà viso bellissimo e l'altra metà, sfregiato. Poi c'è Veronica Lake (a destra) la bionda dalla celebre capigliatura ondulata, lunga, con una ciocca morbida che le scende voluttuosamente sull'occhio malandrino (ripresa molti anni dopo poi da Kim Basinger in L.A. Confidential) che interpreta
"La chiave di vetro" di Stuart H, in coppia "fuorilegge" con Alan Ladd.
"Il Caso Paradine" di Alfred Hitchcock,1947 con la nostra Alida Valli, femme fatale dai grandi occhi chiari, già apprezzata nella spy story nera "Il terzo uomo" di Carol Reed, qui nel ruolo di un'avvelenatrice.
"Un bacio e una pistola" (Kiss me deadly- 1955), è un altro affascinante noir di Robert Aldrich, dal racconto di Michael Spillane, che, per atipicità, fa il paio insieme a "L'infernale Quinlan" di O.Welles. Il detective Hammer fa salire nella sua auto un'autostoppista, Cloris Leachman. La donna sembra alla ricerca sempre di chissà che cosa, ma...Malviventi li speronano e li fanno uscire di strada. Quando Hammer si sveglia sente che la donna viene torturata. Hammer segue il caso, ma scoprirà che il motivo della contesa è in una valigetta che contiene ....materiale radioattivo pericolosissimo. Qui, la dark lady finirà per distruggere il mondo, nella sua esasperata volontà di dominio.


Autore: Josh

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bella sinossi storica Josh, non hai trascurato proprio niente. Mi sono sentito chiamare in causa con l'investigatore Marlowe :-). Una delle cose che mi è sempre piaciuta del noir sono le battute icastiche e un po' ciniche. Il marinaio Michael O'Hara alias Orson Welles nella Signora di Shangai esce dal luna park lasciando la bella Elsa che giace ferita a morte tra i frammenti degli specchi della galleria con un sospiro di sollievo per la fine della sua disavventura con la perfida dama. Memorabile la sua battuta: "In qualche parte del mondo c'è sempre una donna disposta a ingannarti". Cito a memoria, ma mi pare che avesse anche aggiunto che non gli restava che aspettare la vecchiaia per essere al riparo da quei pericoli, legati all'attrazione per una bellezza fatale.

Hesperia ha detto...

Approfitto per rispondere qui in questo sequel a quanto suggerito nel post sottostante (parte prima) da Mario l'Epicureo. Il motivo per cui in mezzo a fior di farabutti e autentici assassini che pullulano nel genere umano tutto (e in particolare qui nel noir dove non mancano stragi e ammazzamenti ben peggiori dello sguardo ambiguo di una maliarda che suscita attrazione "fatale") è da ricercarsi a mio avviso, nell'antica tradizione greca secondo la quale la bellezza va di pari passo con la rovina. E' in un certo senso il Cavallo di Troia per lutti e sciagure (si veda la bella Elena contesa dell'Iliade). Forse perchè la Bellezza la associamo quasi sempre (magari erroneamente) con la Bontà. Allora ecco comparire la "trappola al miele".
E se una certa dose di misoginia è in fondo necessaria all'uomo per fare arte, credo che non dovrebbe confondere questa, con la vita d'ogni giorno, come alcuni commenti sottostanti hanno lasciato intendere.
Altrimenti si cade nelle leggende e nei luoghi comuni.

Anonimo ha detto...

Guardando queste fotografie devo dire di trovare più moderne e fascinose queste dark ladies degli anni 40 di quelle odierne. Che cos'è Nicole Kidman rispetto a una Gene Tierney? O una Lauren Bacall rispetto anche a Sharon Stone o Kim Basinger?
E il bello che queste qui non avevano bisogno di mostrare niente per essere attranti. Bastava uno sguardo, o sfilare un guanto come Gilda. Oggi invece non sanno più come mettersi in mostra.
Francesca

Josh ha detto...

Marlowe (a proprosito:)) ma si qualcosa ho trascurato.

vediti queste: Theda Bara
http://www.cineblog.it/galleria/theda-bara-la-prima-vamp-del-cinema/1

Gloria Swanson
http://it.youtube.com:80/watch?v=IX98UmQZBHU&feature=related

di Marlene Dietrich, Shangai Express del 32 e Marocco del 30

http://it.youtube.com/watch?v=MxEEfPdSzD4

con Orson Welles, da l'Infernale Quinlan/Touch of Evil
http://it.youtube.com/watch?v=IDIjkNGSOJ8

Josh ha detto...

Qui il quadro di Hopper citato nel testo
http://www.artchive.com/artchive/H/hopper/nighthwk.jpg.html

V. "Il romanzo di Mildred" 1945 di Michael Curtiz, da un bel romanzo di James M. Cain, con Joan Crawford, nerissimo anche se si presenta come un melodramma, in cui la donna è ambiziosa, aggressiva, in un vortice di passioni, colpe e punizioni del destino.
http://it.wikipedia.org/wiki/Joan_Crawford

scene: http://it.youtube.com/watch?v=K4h4HZWSPUc

http://it.youtube.com/watch?v=8CtCc3pfmPM

"Out of the past/Le catene della colpa" 1947 di Jacques Tourneur (dopo 'il bacio della pantera' con Simone Simon donna-felino nel 1942) con Rhonda Fleming e Jane Greer.
Da segnalare ancora "Giungla d'asfalto" di John Huston da William Burnett, 1950, "Una donna nel lago" da Raymond Chandler, di Robert Montgomery, girato (1946) in soggettiva come se visto dagli occhi di Marlowe.

"Notorius" di Alfred Hitchcock, 1946, con Ingrid Bergman: il vertiginoso carrello di H. per la scena della chiave http://it.youtube.com/watch?v=pxYuWHl2MBY

ti vedo già con il trench, Marlowe.
:)) Burberry o Aquascutum? scherzo!

Anonimo ha detto...

x Hesperia
Nel libro I Moicani di Parigi, Alexandre Dumas padre fa dire al poliziotto Jackal:
Il y a une femme dans toute les affaires; aussitôt qu'on me fait un rapport, je dis: "Cherchez la femme".
Non è misoginia,ma il riconoscimento dell'abilità della donna che arriva spesso dove l'uomo non può o non riesce ad arrivare
ciao
Sarc.

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Josh
sempre interessanti i tuoi post!!
ot
ho visto la tua email
fammela metabolizzare... e poi ti risponderò
ciao
Sarc.

Josh ha detto...

Sì Marlowe, le battute, se vedi anche gli spezzoni che ho segnalato sopra, sono fondamentali.

Guarda qui che combina la lady in 'Un bacio e una pistola' di Aldrich:
http://it.youtube.com/watch?v=IksupwUvhq4&feature=related

chiamali 'pericoli'! :))

@Hesperia, già, proprio così. Infatti la misoginia non mi appartiene.

@Francesca: di sicuro avevano molto fascino. Oggi il fascino sanno in poche cosa sia. Nicole Kidman è bella oggi, 10-15 anni fa no, affatto, era tutta gengive. Ritocchini? :))
Penso comunque che ancora le donne che citi, Sharon Stone o Kim Basinger siano bellissime, buone attrici, ancora di una spanna sopra le altre contemporanee, anche se l'allure è un po' meno rispetto a quelle di un tempo. Peggio direi invece le ultimissime generazioni di non-dive, 20-30enni, in cui la sciatteria la fa da padrona spesso, tranne pochissime eccezioni.

Josh ha detto...

@Sarcastycon: Grazie troppo buono. Sulla mail,ok, metabolizza pure, non c'è fretta.

Hesperia ha detto...

Capirai Sarc: il cherchez la femme di Dumas è vecchio come il cucù :-) Prima di questo, allora c'era il "chi dice donna dice danno" del periodo greco-latino e via luogocomunando :-).
Se poi passiamo agli uomini ce n'è un mucchio anche lì, sul tipo "gli uomini che mascalzoni", "promesse da marinaio", "meglio un asino vivo che un dottore morto" e così via.
Ma sono discorsi che lasciano il tempo che trovano, a mio modesto parere. Credo che il motivo per cui si ricorda la perfidia e l'intrigo di questi "angeli del male" è perché erano belle, piene di aura fatale e attraenti.
Se si fosse trattato della Hack , nessuno se le sarebbe filate e non ci sarebbero stati monumenti letterari né bei film per loro.

Anonimo ha detto...

Hesperia
sostanzialmente concordo con te ed i miei commenti erano larvatamente ironici. A.Dumas padre fa parte di quel filone della letteratura popolare, ancora oggi in voga, e quindi da non trascurare, in quanto specchio degli usi e costumi della tradizione di un popolo e di un' epoca.

e per finire
"nulla fere causa est in qua non femina litem moverit."(Giovenale satira VI 242-243)

ciao
sarc.

Hesperia ha detto...

Sarc, poi ci sarebbe Quintiliano, Tertulliano e pure qualche santo. Non ricordo più chi disse: "Donna, tu sei il vaso del peccato, per te non ci sono che lacrime". L'avevo trovata in una traduzione latina da ragazzina e mi ci ero pure incazzata :-). Ora mi ci faccio sopra una risata. Dumas padre, ma anche Dumas figlio, quello della traviata e "peccaminosa" "Dame aux camélias".

Anonimo ha detto...

Caro Josh e che altro si può agiungere?
Un post veramente esauriente e completo che spazia a 360° sulle dark lady di celluloide.
Complimenti hai una cultura veramente vasta ed è un vero piacere leggerti.
Le hai ricordate tutte dalle nostrane Lyda Borrelli e Francesca Bertini alle immortali Lauren Bacall, Marlene Dietrich, Bette Davis, Lana Turner, Rita Hayworth, Ava Gardner, Veronica Lake...donne stupende e irripetibili, che fanno sparire le nuove leve che ambiscono al titolo di "femme fatale".
Posso solo, per completare la tua stupenda "gallery" ricordar qualche Dark lady del fumetto, fatale, seducente e letale come Modesty Blase che «aveva un suo codice d'onore, quello sì, ed era generosa e tenera con gli amici".
poi Dragon Lady, "la supercattiva di Terry e i Pirati di Milton Caniff" Breathless Mahoney "la donna perduta di Dick Tracy", Narda, la principessa che prima tenta di assassinare Mandrake e poi se ne innamora diventando devota alui quanto Lothar.Infine su tutte Eva Kant la bionda compagna di Diabolik, di una bellezza algida e spietata....per lo meno fino a quando anche Diabolik ed Eva Kant non sono diventati politicamente corretti;-)
Ciao Are
PS. Grazie per la citazione su Lalique...

Anonimo ha detto...

Burberrry Josh. L'Aquascutum che in effetti è quello di Bogart costa ancora più caro. Niente sigaretta però. Ho dovuto togliere il fumo per via della salute. Ma anche le signore in nero del cinema non le fanno fumare più :-) Tutti salutisti, ormai.

Anonimo ha detto...

Tema affascianante. Tra le dark ladies della prima metà del '900 compare anche Marilyn Monroe in Niagara , moglie fedifraga che voleva uccidere il marito, con quel bel vestito rosso e la sua andatura dondolante. Mi pare che sia l'unico ruolo dark di Marilyn, solitamente brillante.E anche Kim Novak in Vertigo-La donna che visse due volte, in un doppio ruolo di complice di un assassino.

Josh ha detto...

@Aretusa: in effetti il post completo-completo non è...mancano gli ultimi 50 anni! :)
Bella l'idea dei fumetti, anche se devo ammettere non ne sono mai stato un gran consumatore. Sapevi che c'è anche un film 'Modesty Blaise' del 1966, con...Monica Vitti! regia nientepopodimeno che Joseph Losey. Mi è sempre piaciuto Losey, diciamo che quella volta volle fare un film più leggero rispetto ai suoi cupi percorsi esistenziali soliti.
Diabolik ed Eva Kant sì erano coppia leggendaria, quelli che ho letto di più, pur avendone letti pochi. Di Diabolik ho ancora il taglio di capelli:DD
Lalique è una passione o meglio una mia fissa, specie per il periodo deco (nel mio caso intendo i vasi e le statue) che vedo bene con i mobili Giò Ponti prima maniera, in radica fiammata, e i lucidissimi pezzi di Ruhlmann, con le vetrine Borsani, con le pantere e il gabbiano di Ouline.

Josh ha detto...

Marlowe, di solito Burberry anche per me...Però una sigaretta, o meglio tabacco trinciato a fine giornata, ogni tanto me lo concedo ancora per quanto faccia male. Ma non immagini quanto sia ...'tossica', in senso emotivo e di stress, buona parte del resto della mia giornata.

Mario L'Epicureo, Marilyn ebbe un ruolo non brillante anche in Giungla d'asfalto di John Huston,
e uno, abbastanza terribile (era una psicopatica)in 'La tua bocca brucia' del 52 di Roy Ward Baker.
Anche 'gli spostati' alla fine, nel 1961, non è una dark lady lì no, ma il film è di una malinconia terribile.

La donna che visse 2 volte/Vertigo di Hitch è uno dei miei film preferiti, ma non l'ho messo perchè non era ...'dark': intendo, il film è coloratissimo, preannuncia quella tendenza all'iperrealismo '60/'70 in cui la 'stortura', l'ingnanno non sarà più notturno, ma alla luce sgargiante del technicolor e casomai nascosto sotto una patina di colorata normalità.

Hesperia ha detto...

Josh, ho torvato delle foto di Hesperia in foto, la mia omonima "Signora dalle camelie" del cinema italiano agli esordi :-).
Su Vertigo quoto il tuo intervento per ciò che concerne le atmosfere del film e l'uso ipereale ma anche simbolico del colore. In fondo il vero noir deve essere in bianco e nero. Tuttavia Kim Novak donna del mistero che parla solo quando è necessario, compare e riappare, avanza come la Gradiva di Jensen è a buon diritto una dark lady "anni 50", per la carica di fascinosità un po' sfingea. L'archetipo è infatti quello della Sfinge. Indecifrabile. E Scottie, ne è l'Edipo incantato. A suo rischio e pericolo, come vedremo. E per ben due volte. Figurati che è un film che avrò visto a dir poco 10 volte. Credo che parlare della Donna che visse due volte, significa quasi riempire dei romanzi. Infatti non è un film che ci intriga per il "plot" del poliziesco classico (che pure esiste ed è bello compatto), ma per la suggestione incantatoria che emana.

Anonimo ha detto...

Che vuoi che ti dica Josh? Ci sono altre droghe tossiche ben più temibili di una innocente sigaretta di tanto in tanto e mi viene perfino il sospetto che la campagna proibizionistica antifumo proveniente dagli Usa, nasconda il fatto che sotto sotto ci vogliono dei cocainomani "salutisti". Infatti gli agenti di Wall Street lo sono quasi tutti. Ma forse è un mio sospetto. In ogni caso le "belle fumatrici" fatalone sono scomparse perfino dallo schermo. Greta Garbo con la voce roca in Mata Hari diceva: "Dammi una sigaretta". Ma è già roba da Museo del fumo.