giovedì 18 giugno 2009

La città e l'Acropoli di Cassino


Cassino, Brianza del Sud (*). E non solo metaforicamente, se pensiamo che nel 584 era stata invasa, e distrutta, unitamente al monastero di San Benedetto, da una branca dell'esercito Longobardo. Questo, che si era spinto fin lì, creando poi la Longobardia Minor, con centri a Benevento e Spoleto, riuscì a proseguire la sua secolare esistenza in quella terra, fin dopo l'arrivo dei Franchi di Carlo Magno. E soccombette solo ai Normanni.







Cassino, Brianza del Sud, intesa come sinonimo di operosità, se si pensa che la famosa Regola di San Benedetto, Prega e Lavora (Ora et Labora) è stata coniata sulle cime del suo monte: Monte Cassino (**). E lo ha dimostrato con le opere, di meritare questo appellativo. In dieci anni, dopo che i bombardamenti del 1944 avevano completamente rase al suolo città e monastero, nel 1957 Cassino e Montecassino (**) erano già state completamente ricostruite. E ciò appare incredibile, confrontando foto del 1957, dove si vede una grande città completamente ricostruita, con le documentazioni fotografiche del maggio 1944, dove appaiono solo spianate di ceneri e macerie. Le foto di cui parlo, sono visibili nel libro "Cassino e Montecassino 1943-2004", non pubblicabili, per via del copyright; ma molte di esse sono reperibili su Google Immagini. Un'idea della portata di quel disastro, è però possibile farsela, riportandoci ad un brano di quel libro: "alla fine del 1942 (la popolazione) ammontava a 21.275 residenti, ed era la seconda città della provincia di Frosinone per numero di abitanti. Nell'estate del '44 la distruzione al 100% di tutto il patrimonio abitativo urbano e rurale e del 90% di quello zootecnico, lo sfollamento in massa, la perdita di ogni bene avevano determinato lo spopolamento totale del territorio. Appare dunque incredibile che nel censimento del 4 novembre 1951 la città facesse già registrare 19.256 abitanti". Solo da una visita sul posto, si potranno avere l'esatta percezione dell'operosità congenita di quella popolazione, la quale, non a caso, fino al 1927 era inserita in una regione storico-geografica, posta tra il nord della Campania e il Basso Lazio, dall'emblematico nome di Provincia di Terra di Lavoro .












Appare così evidente la motivazione con la quale le abbiamo coniato l'appellativo di Brianza del Sud. Dalla fine dell'Impero Romano, Cassino e Montecassino sono state distrutte, e poi prontamente ricostruite, ben quattro volte: quattro volte in 1500 anni. A causa della sua ultima distruzione totale, Cassino è stata definita Città Martire. E a ricordo di quest'ultima distruzione e a monito circa la stupidità delle guerre, all'ingresso dell'abbazia di Monte Cassino troneggia la parola PAX, a caratteri cubitali, ad accogliere i visitatori. A tali fatti e avvenimenti del passato si è fatto cenno durante la presentazione del viaggio di Papa Benedetto XVI, del 24 maggio scorso a Cassino e Montecassino. E a futura memoria del memorabile incontro nel grande spiazzo principale di Cassino, la sua popolazione ha voluto dedicare a Papa Benedetto XVI l'intitolazione di quella piazza.La prima distruzione, come s'è detto, avvenne nel 584 ad opera dei Longobardi; erano trascorsi appena 55 anni, da che era stata inaugurata da San Benedetto. La seconda, perpetrata da parte dei saraceni nell'883, dopo che generazioni di monaci avevano atteso per anni alla sua ricostruzione. La terza distruzione avvenne 1349 ad opera di un violento terremoto che aveva scosso tutto il centro-sud Italia.






L'ultima distruzione, certamente la più micidiale e dolorosa, è avvenuta nel febbraio-marzo 1944, a causa dei massicci e tristemente famosi bombardamenti. Mentre le prime tre ricostruzioni andarono a rilento (la prima volta fu portata a compimento solo nel 717, la seconda nel 949 ), per la terza ricostruzione, quella che ci ha tramandato il monastero, ampliato e maestoso per come lo vediamo ora, si impiegarono soltanto 17 anni. Molto più celere, solo 10 anni, fu la ricostruzione conseguente al bombardamento aereo del 1944.Nel XXII canto del Paradiso, Dante fa l'apoteosi di San Benedetto, e della sua Regola, con terzine memorabili:















Quel monte, a cui Cassino è ne la costa,fu frequentato già in su la cimada la gente ingannata e mal disposta;e quel son io che su vi portai primalo nome di colui che 'n terra addussela verità che tanto ci sublima;





Sapendo dell'incursione barbarica del 584, il lettore frettoloso potrebbe essere indotto a pensare che quei versi (la "gente ingannata e mal disposta") si riferiscano ai longobardi che frequentarono l'acropoli cassinese ("già in su la cima"), distruggendola. Gli eccellenti commentatori danteschi, ci illuminano, invece, sul fatto che quella "gente ingannata e mal disposta" era la popolazione romana del Cassinate, che credeva nelle divinità pagane e che saliva alla sommità dell'acropoli per andarle ad adorare. Sulla sommità di quel monte, dove ora c'è l'abbazia di Montecassino, c'era, dunque, in epoca romana, un santuario dedicato al dio Apollo. Dev'essere stato sontuoso e di enormi dimensioni, se storia e Dante ci dicono che sopra le sue rovine San Benedetto vi costruì il primo e più grande monastero cristiano al mondo. Ma poco o nulla ci è dato di sapere di quel sito. Ci possiamo aiutare molto con l'immaginazione, facendo accostamenti e similitudini col tempio a Giove-Axun di Terracina, in provincia di Latina, e col santuario di Palestrina, in provincia di Roma, del quale parla Aretusa nel suo ultimo post. La fototeca allegata al post è di grande aiuto per comprendere la grandezza e l'importanza dei santuari romani, ed, in particolare, del santuario dell'acropoli di Monte Cassino. Casualmente, i due siti archeologici si trovano entrambe a circa 100 km di marcia dal monastero di Montecassino.Il santuario romano-pagano di Terracina, la cui sommità è visibile anche ad occhio nudo dalla sua bella spiaggia, è quello che, più di ogni altro, può dare un'idea di come potrebbe essere stato il tempio di Apollo, sulle cui rovine San Benedetto ha edificato il suo primo monastero. Anche se Cassino non è propriamente annoverata tra le città d'arte, e anche se delle vestigia romane è rimasto ben poco, perchè andato perso nel corso delle quattro devastazioni subite, essa deve comunque aver avuto un ruolo molto importante in epoca romana. Trent'anni fa, in occasione di una mia visita, importanti opere risalenti all'epoca romana, sembravano ancora in stato di completo abbandono. Ciò era dovuto a carenza di forze, diversamente impegnate nella ricostruzione post-bellica. Oggi, alcune di tali opere sono state restaurate e restituite alla fruibilità di cittadini e visitatori. Tra queste vi è sicuramente la Rocca Janula (vedi foto a destra) una possente opera difensiva, risalente alla fine del primo millennio. Altre opere restaurate sono: il Teatro Romano, l'Anfiteatro romano e la Strada latina romana lastricata, delle quali sono visibili le foto. Per i 22 km di acquedotto romano, per le Terme di Varrone, per il Ninfeo bisognerà forse attendere ulteriori opere di restauro. A completamento della ricostruzione mancherebbe forse un ultimo tassello: il ripristino e la ricostruzione della funivia a campata unica, che col suo salto mozzafiato di oltre 400 m, quasi in verticale diretta, portava pellegrini e turisti direttamente all'Abbazia in soli 7 minuti. Era stata inaugurata il 21 maggio 1930; distrutta durante la guerra, non è più stata ricostruita. Una curiosità storica. Nell'Anfiteatro romano di Cassino avvenne la tappa di un drammatico fatto d'armi, con epilogo a Benevento. Nel 1266 vi si asserragliarono gli uomini di Manfredi, nel tentativo di resistere all'invasore angioino. La vicenda terrena di Manfredi, e quella vicenda conclusasi a Benevento con la sua morte, sono mirabilmente ricordate nel più bel Canto del Purgatorio: il III Canto: "biondo era e bello e di gentile aspetto", e qui un altro stralcio .





(*) Nel 1971 con l'inaugurazione dello stabilimento FIAT di Cassino, si è posto fine al processo migratorio delle genti di quella terra. Anzi, da allora si innescato un processo inverso di ritorno. Ancora oggi, giovani della terza generazione di immigrati da quella terra, hanno avuto la forza e il coraggio di intraprendere il viaggio contrario di quello che aveva fatto immigrare i loro nonni. (**) Non a caso ho voluto scrivere Montecassino nelle due versioni alternate: Montecassino e Monte Cassino. Ciò a seguito della falsariga tracciata da Wikipedia ed anche perchè Giuseppe Bottai, ministro dell'Educazione Nazionale dal '36 al '43, in un suo saggio su "L'ideale romano e cristiano del lavoro in San Benedetto", la cita sempre col nome sdoppiato: Monte Cassino.


autore: Mario (Marsh)

16 commenti:

Hesperia ha detto...

I monasteri e le abbazie sono sempre luoghi di ordine, bellezza, calma, preghiera, ascesi, ma anche piccole comunità autoctone dove è possibile coltivare del terreno e ricavare i prodotti buoni della natura. Ma come hai narrato, la barbarie e la distruzione arriva dappertutto. Anche qui.
Interessante, Marsh, questa travagliata storia di Monte Cassino.

Marsh ha detto...

Un ringraziamento particolare ad Hesperia, per l'impaginazione e il corredo fotografico.
Mario

Anonimo ha detto...

Non è forse da queste parti che hanno girato anche il film "La Ciociara" con Sofia Loren, tratto dal racconto di Moravia?

Ernesto

Marsh ha detto...

Ernesto,
si, proprio da quele parti, anche se non proprio a Cassino perchè, quando girarono il film, suppongo che Cassino fosse ancora impraticabile. Ma c'è un paesino, da quelle parti, che è rimasto tal quale dal tempo dei bombardamenti. Penso ci vogliano fare una sorta di museo, a ricordo di quel che rimane di una città o di un paese, dopo il passaggio della guerra.

Anonimo ha detto...

Il Monachesimo è stato un capitolo molto importante della storia non solo d'Italia ma della civiltà europea, che guarda caso, coincise con l'epoca delle invasioni barbariche. I monaci cercarono di conservare con umiltà e pazienza infinita le vestigia della nostra civiltà dalle scorribande.
Non è un caso che il Pontefice abbia scelto il nome di Benedetto, tenuto conto che anche oggi viviamo altre "invasioni barbariche".
Qui c'è un link interessante di tutti i monasteri benedettini d'Italia, se vi può interessare:

http://www.ora-et-labora.net/monasteriitaliani.html

Caterina

Josh ha detto...

Che filologica ricostruzione della storia di questa Città Martire. Bravo Marshall.
E hai trovato anche i passi danteschi e i riferimenti storici puntuali.

Josh ha detto...

p.s. La funivia con il salto di 400 metri doveva essere un gran spettacolo. Chissà mai se la rifaranno, sarebbe un'esperienza!
:)
Ciao

Marsh ha detto...

Scusate tanto se dò la precedenza al commento di Josh. Ma ricevere un complimento siffatto da lui, che, se non sbaglio, nella vita reale si occupa proprio di Storia, Letteratura e Soria dell'Arte, non è cosa di poco conto! Ho molto gradito, apprezzo e lo ringrazio molto.
Mario

Josh ha detto...

che esagerato Marshall! troppo buono. Ben che mi vada, sono un mestierante di quelle materie, tutto lì. In questo periodo poi sono pigrissimo e dall'aria esangue:) per cui una trattazione ben costruita e completa come questa tua dà una gran soddisfazione ai lettori.

Marsh ha detto...

Caterina,
ho dato una scorsa all'elenco dei monasteri benedettini italiani, e sono rimasto stupito nel vedere quanti essi siano. Un'infinità, rispetto ai molti meno che m'ero immaginati.
Con occhi rivolti al futuro, e alle grandi sfide cui sono attese l'umanità e la terra, penso che in futuro sarà importante e necessario riscoprire e rinverdire il grande valore che ebbero quali traghettatori della civiltà dall'evo antico all'evo moderno. Senza umanesimo, di cui i monasteri furono custodi e trasmettitori, il mondo avrà poche possibilità di venirne a capo.

p.s. complimenti per il bello e importante nome.

Mario (Marsh)

Josh ha detto...

Ti rinvio a un piccolo evento d'attualità. Non c'entra del tutto con i monasteri, ma in parte sì, c'entra il papa e l'editoria d'arte di un tempo: la tradizione degli amanuensi dei monasteri e conventi, e del libro come forma d'arte totale per contenuti e forma, ma anche l'idea di salvaguardia di identità, tradizione e cultura, che è stata ed è, tra le altre, una funzione storica, terrena e pure spirituale, dei monasteri.
La Casa Editrice FMR ha donato al papa (e alla mia città) una versione miniata e decorata a mano come si faceva un tempo dell'Enciclica 'Deus Caritas Est'(il cui titolo è pari pari da I Epistola S. Giovanni 4:8)

http://www.marilenaferrari-fmr.it/it/news_ed_eventi/scheda.php?id=42

nel sito c'è poi anche il classico archivio Franco Maria Ricci, sempre stupefacente. Anche questo è un modo di difendersi dalle invasioni barbariche, e di conservare un grande patrimonio tutto nostro.

Hesperia ha detto...

Per difendersi dalle invasioni barbariche, mi sa che dovremo recuperare ancora quella manualità perduta, di cui parli nel link, Josh. Gli amanuensi dalla pazienza detta non a caso "certosina", ci hanno tramandato per noi opera culturali di inestimabile valore, come quelle che mostri nel link. Ma bisogna avere la motivazione per rifare percorsi allungati e per certi versi, scomodi. Pensa, ad esempio, a quanto è effimera la scrittura in rete.
Ho letto che perfino i blog vengono definiti "obsoleti" rispetto a Facebook e a Twitter.

Josh ha detto...

Dicono così, Hesperia, ma per me Fessbuk e Twitter sono molto differenti anche dai blog, e 'assai minori', proprio per la stringatezza (o l'assenza) dei contenuti. E forse il problema della contemporaneità è proprio questo, l'assenza dei contenuti nelle teste di tanti, altrimenti il mondo non andrebbe così.

Fessbuk nasce come portale attraverso cui ritrovare i compagni di classe perduti. Ne "Il tempo, grande scultore" scriveva la Yourcenar «Tutto scorre. L'anima che assiste, immobile, al passare delle gioie, delle tristezze e delle morti, di cui è fatta la vita, ha ricevuto "la grande lezione delle cose che passano"».
E invece con Fessbuk no. Puoi controvertire il karma:) Puoi essere come la trota che risale il fiume al contrario. Hai perso contatti con gente con cui la tua strada attuale e il destino ti ha giustamente separato? Non ne volevi più sapere mezza? Ora invece c'è Fessbuk che te li fa trovare tutti a forza! Questa l'origine: da lì, continue violazioni della privacy, dialoghi magari con amici/che del cuore che diventano pubblici anche a qualunque lettore iscritto e conoscente che non volevi incontrare, dati personali diventati palesi e usati per inviarti pubblicità o venduti ai think-tank. Gruppi di 'fans' delle cose più disparate. Twitter poi è microblogging, dati i post-ini. E il tutto è usato dal modello-Unico dell'uomo a taglia Unica se pensi anche quanto Obama ha usato i suoi 'fan' di Facebook: presidente di Fessbuk nel virtuale, furbone lobbista del nessun vero cambiamento nella vita reale.
Detto questo, i percorsi allungati, anche nello studio e nell'informazione, oggi non li vuole fare più nessuno. Anzi vengono scoraggiati così si è più ignoranti e manovrabili.

Marsh ha detto...

Hesperia e Josh,
mi fa piacere leggere tra le vostre righe l'opinione molto positiva che avete della FMR Editore, perchè l'ho vista come nascere. Aveva appena aperto i battenti in via S.Sofia, e il mio principale, amico di famiglia dei Ricci, in quanto anche lui collezionista (Hesperia dovrebbe sapere di chi sto parlando), aveva mandato me, giovincello di belle speranze, a vendergli la sua carta patinata brillante. Occupava tutto un piano di quel palazzo signorile, se non ricordo male al n.8, e dall'ascensore condominiale, giunto al suo piano, si accedeva direttamente ai suoi uffici, dove, una sua assai leggiadra segretaria accoglieva i visitatori.
Altri tempi, per me, purtroppo!
E ora vado a godermi quel suo catalogo, da voi consigliato.
Ciao.
Mario

Josh ha detto...

Marsh, a parte i doveri, sono un bibliofilo (e pure collezionista di dischi, ma ora non c'entra) per cui la FMR è nel mio Olimpo personale. Mi piace un po' tutto della FMR, la vecchia produzione, il concetto d'arte, la svolta con Art'è di Marilena Ferrari, i 'package', l'immagine pubblicitaria. Sono una di quelle poche 'istituzioni' che portano avanti la cultura italiana e l'amore per il bello.
C'era una libreria che aveva gran parte delle collezioni FMR vicino al mio liceo, e contemplavo i volumi un po' al di sopra della mia portata. Non è cambiato molto, dopo tanto peregrinare, ci vado ancora.

Vedere nascere l'azienda penso fu una cosa suggestiva, ricordi che devi tenerti cari. Che bello aver avuto parte a quell'esperienza quando era all'inizio, no?
Ciao.

Anonimo ha detto...

Josh,
era il periodo della mia gavetta, e ricordo assai poco di quel periodo: le tribolazioni, quelle sì, le ricordo. Dopo la gavetta, mi affidarono altre zone, e importanti clienti, come FMR, divennero direzionali; in tal modo le cartiere risparmiavano sulle provvigioni, dal momento che con i grossi clienti i prezzi erano ridotti all'osso (tantissime cartiere fallirono, in quel decennio, per la concorrenza spietata sui prezzi, che si facevano). Comunque, di FMR mi sono rimaste impresse le immagini di quell'ascensore che, come s'apriva, venivi subito immerso nel grande e bel salone di ricevimento. Ricordo della sua segretaria (molto bella) e di un grosso ordine che mi fece saltare di gioia.
Qualche domenica fa, su Rai1 è andato in onda un programma, sponsorizzato da lui, Franco Maria Ricci, incentrato su selezione e premiazione di case vinicole altamente specializzate, e dei loro vini; mi sono accorto che anche per lui il tempo è trascorso.
Mario