mercoledì 19 settembre 2012

Mastro Martino


 Illustrazione tratta da Wikipedia, intitolata: "Janvier, Très Riches Heures du Duc de Berry" (1410-1416).

Gutemberg o Castaldi, chi è l'inventore della stampa? Dal momento che a Feltre, dove Panfilo Castaldi era nato, gli era stata dedicata una statua, con una scritta sul piedistallo, che avrebbe poi ingenerato tale dubbio (leggi questo post). La scritta non fu più corretta, nemmeno quando si appurò, in via praticamente definitiva, che il vero inventore della stampa, essendo stato il primo ad aver pubblicato un'opera stampata con caratteri mobili - la famosa Bibbia latina delle 42 linee, della quale parla approfonditamente Josh, nel post sulla Biblioteca Vaticana e Bodleiana - è stato Gutemberg. Insomma, la questione avrebbe tutti i contorni di un giallo, che autorevoli commentatori del blog Giò Fuga Type hanno recentemente contribuito a ravvivare. Comunque si sia snodata la questione,  a Panfilo Castaldi va il merito di essere stato il primo tipografo di Milano. Ciò avvenne dopo che Galeazzo Maria Sforza gli aveva concesso il privilegio, e nel 1471 dalla sua tipografia uscirà il primo libro stampato in questa città. 
Feltre, monumento a Panfilo Castaldi - dal sito Digilander.Libero.it
Ma se rimane qualche dubbio circa la paternità dell'invenzione della stampa, non ce n'è, invece, per quanto riguarda la primogenitura che la città di Venezia ha dato a svariati settori della stampa. In primis l'invenzione del libro "tascabile", con l'innovazione portata da Manuzio. Prima di lui per poter leggere i libri occorreva dotarsi di leggii, dato le ampie dimensioni degli stessi. Il formato ridotto, "tascabile", quello ancor oggi in voga, consentiva di trasportare i libri durante il passeggio, in viaggio, in pellegrinaggio, in guerra, o in qualsiasi altra occasione. Per questo e altri motivi Aldo Manuzio fu un grande innovatore della stampa, che era appena nata, e per questo merita un post tutto per se.
Tabella sulle lunghezze minime del pesce, esposta al mercato del pesce di Rialto - dal blog Alloggi Barbaria
Ma veniamo ai primati di Venezia in questo campo.
Se la stampa fu inventata altrove, è a Venezia che si è sviluppata e ha preso il volo. Venezia a quel tempo era già ambita meta turistica e la riva destra del Canal Grande, tra il Ponte di Rialto e Piazza San Marco, più nota come "Mercerie", era già la strada dello shopping "internazionale". E' passata agli annali della storia la visita del 2 maggio 1442 del maturo Francesco Sforza in compagnia della giovane moglie Bianca Maria Visconti (vedi post Dai Visconti agli Sforza) per quel supplemento di vacanza. "Il corteo sfilava lungo il Canal Grande". All'indomani dell'invenzione della stampa, gli avveduti veneziani si erano buttati a capofitto nel nuovo business, bruciando sul nascere tutte le altre città europee. Esempio di grande avvedutezza, trasformarono in fretta quella riva del Canal Grande in un vasto emporio, praticamente a cielo aperto - perchè le vetrine di allora non erano certo come quelle di oggi - di stampe e libri di ogni genere: quelli che al momento di quella storica visita erano negozi di altro genere, si erano in fretta convertiti in librerie con annessa tipografia nel retrobottega; nel corso di quel tragitto se ne sarebbero potute contare almeno quindici.
Venezia, Archivio di Stato - da questo post di Alloggi Barbaria
E' lungo l'elenco dei primati in campo editoriale di quel periodo in cui Venezia fece leggere il mondo. Periodo di leadership durato almeno 100 anni, e tramontato anche per colpa della Sacra Inquisizione, dapprima blanda, e poi vieppiù sempre più guardinga, tanto da costringere autori a cercarsi tipografie nel nord Europa, località dove la censura era meno invadente o addirittura inesistente (come è stato il caso di Copernico col suo libro De Revolutionibus, censurabile per l'epoca, pubblicato il 24 maggio 1543, giorno della morte dell'autore, fatto stampare in Nord Europa).

Tralasciando di parlare degli altri primati di Venezia in campo "editoriale", ve n'è uno che "stuzzica" gli appetiti: a Venezia è stato stampato il primo ricettario di cucina al mondo. E non era un semplice ricettario in cui si davano le dosi dei vari ingredienti, conteneva pure consigli dietetici. E oggigiorno, in cui non v'è testata giornalistica o radiotelevisiva che non abbia al suo interno la sua bella rubrica di ricette culinarie, la cultura di un cuoco che si rispetti non può prescindere dal conoscere questo fatto.

L'autore del ricettario era stato il cuoco Martino da Como, più noto come mastro Martino. Egli non si limitò a rifare le ricette di altri, ne elaborò di sue, trascrivendole su fogli. Tali fogli finirono nelle mani di Bartolomeo Sacchi  di Piadena, detto il Platina, che all'occasione le mandò in stampa come sue. Un plagio vero e proprio, andato avanti per oltre 5 secoli, e scoperto solo di recente, confrontando il testo dell'opera del Platina con i manoscritti di Mastro Martino, conservati nella Library of Congress, a Washington.

La scrittrice Ketty Magni, di Desio, sulla vita di Mastro Martino ha recentemente pubblicato il suo terzo romanzo storico, dall'emblematico titolo Il principe dei cuochi. (gli altri due sono incentrati sulle figure della Regina Teodolinda e dell'imperatrice Adelaide, delle quali s'è parlato in questo blog). Mastro Martino lavorò a Milano, alla corte di Francesco Sforza, per poi trasferirsi nella Città Santa al servizio di quel «cardinal Lucullo» – questo il soprannome del camerlengo Ludovico Scarampi Mezzarota, patriarca di Aquileia – noto per la consuetudine di dare banchetti di rara sontuosità, dei cui costi - si vociferava - pare avesse investito non meno degli attuali 500 euro al giorno.   
Copertina del libro di Maria Cristiana Magni, alias Ketty Magni
Bibliografia: Alessandro Marzo Magno, L'alba dei libri

24 commenti:

Hesperia ha detto...

Ciao Marsh, bentornato!

Post molto ben documentato. Dunque la povera Italia riesce sempre a farsi bagnare il naso nelle sue scoperte più audaci, e lo scopritore ufficioso della stampa sarebbe Panfilo Castoldi. Chi lo sA come è andata veramente.
E del resto un altro grande talento tecnico come Meucci , l'inventore del telefono, è morto quasi in miseria.

Hesperia ha detto...

Sul cuoco Martino da Como, ci sono ancora le ricette in circolazione?
Voglio dire, nel libro che citi "Il principe dei cuochi" ci sono anche ricette o è solo a carattere storiografico?

marshall ha detto...

Hesperia,
si da il caso che la cartiera di Milano, dove ho lavorato, avesse avuto un cliente, forse un tipografo, in quella via Panfilo Castaldi di Milano, ma non c'eravamo mai posti il quesito se questo personaggio fosse o non fosse stato lui ad inventare la stampa a caratteri mobili. Alla luce di questo post, la questione è diventata davvero un bel giallo, a quanto pare. E forse si potrebbe riscrivere la storia della stampa: chi è stato il vero inventore? Se poi ci mettiamo il fatto che Panfilo Castaldi era imparentato con un'erede del "veneziano" Marco Polo, il quale da uno dei suoi viaggi in Cina (che risulterebbero così i veri inventori della stampa ???)aveva importato pare un qualcosa come dei sassi con caratteri cinesi in rilievo, che potettero essere benissimo stati impiegati per imprimere il loro segno in qualcosa (stampa ???), lasciando poi quella specie di sassi in eredità a questa nipote, capisci benissimo che il giallo sulla paternità della stampa s'infittisce di parecchio.
Ma l'importante per noi è che la stampa esiste, e che i libri esistono.

marshall ha detto...

Hesperia,
al tuo quesito potrebbe rispondere benissimo l'autrice del libro, Ketty Magni, che ci legge in continuazione. Io, purtroppo, non ho ancora letto il suo libro "Il principe dei cuochi".

Anonimo ha detto...

Sì, il libro contiene descrizioni accurate di ricette nel corso della narrazione. Inoltre, il volume è corredato da una decina di ricette quattrocentesche di facile esecuzione, per chiunque desiderasse cimentarsi in un'esperienza gustativa rinascimentale che recuperi semplici sapori antichi.

Josh ha detto...

bel post di rientro settembrino, Marshall.

ah grazie della citazione nel post....

Tanti temi qui: la vera invenzione della stampa.
Il nostro contributo al formato libro, finalmente maneggevole, di Manuzio.

Lo spostarsi delle 'case editrici' al Nord fu dovuta sia all'Inquisizione qui, riguardo alla libertà di stampare, sia alla ormai avvenuta riforma protestante al nord, ecco perchè su il problema non sussisteva più, era in pratica un'altra giurisdizione del sacro.

Josh ha detto...

interessante tutta la vicissitudine anche del Mastro Martino.

ho già fame:-)

certo che il patriarca di Aquileia card. Lucullo aveva ....dimenticato i voti di povertà.

marshall ha detto...

Josh,
hai detto bene: altro che voto di povertà! Anzi, di voti in generale, poichè ho letto la storia di un altro di quel genere di cardinali che oltre a far la bella vita, se la spassava con le cortigiane, mantenendole. Anche questo argomento fa parte di un romanzo storico, di Pasquale Festa Campanile, ambientato nella Roma del Seicento: "La strega innamorata". L'ho letto in luglio, a proposito di quegli argomenti sulla Santa Inquisizione, di cui al corposo commentario su Santa Bakhita. Ne farò sicuramente un post.

Grazie, anche, per il "favoloso" post sulla digitalizzazione in corso degli antichi volumi contenuti nella Biblioteca Vaticana, che m'ha permesso di risparmiare tempo in ricerche sulla Bibbia di Gutemberg.

marshall ha detto...

Anonima,
grazie per le informazioni - utili ad Hesperia, la quale scrive anche di "ghiottonerie" in cucina - sul contenuto del romanzo storico "Il principe dei cuochi".
Suppongo sei l'amica Ketty Magni, l'autrice di quel romanzo.
A proposito, su un numero di fine luglio ho letto di una tua intervista, nientemeno che sul Sole 24 Ore. Un bel salto di qualità, dato che di quel giornale ero grande estimatore, perchè, comunque sia andata a finire con la borsa, lo considero tuttora il più grande giornale economico-finanziario del mondo.

Josh ha detto...

Marshall, anche per me la misteriosa utente di poco sopra è l'Autrice:-)

beh complimenti, leggeremo questi libri, sembrano davvero molto ben fatti, accurati, e la scelta dei soggetti è avvincente.
Per chi ama poi la storia e il dettaglio, credo siano molto godibili e ricchi.
Ci vuole, in un'epoca come questa, in cui vengono promossi libri del nulla, finalmente qualcosa di polposo e del tutto controcorrente.

marshall ha detto...

Josh,
se t'interessa, avevo trovato particolarmente interessante - soprattutto dal punto di vista storico, visto che me ne fece imparare parecchia - Adelaide imperatrice del lago. Per esempio, prima d'allora non sapevo nulla della Battaglia di Stilo, che fu la prima vera crociata contro i saraceni, sbarcati in massa in Calabria. Quel capitolo lo apprezzai particolarmente, anche se l'autrice ci mise parecchio del suo, nel descrivere i sentimenti di una madre che perda un figlio, il cui amore e attenzioni vengono poi tutte riversate nel nipotino che ha perso il padre.
Ma d'altronde, Adelaide fu poi proclamata santa dalla Chiesa.

marshall ha detto...

Hesperia,
da una più attenta rilettura del saggio di Alessandro Marzo Magno, è emersa una diversa verità su Panfilo Castaldi, dalla quale risulta chiaramente che non fu lui ad inventare la stampa, ma sarebbe stata una "leggenda" creata ad arte nell'Ottocento.

marshall ha detto...

Hesperia,
ecco la pagina che ha contribuito ad ingenerarmi il lapsus su Castaldi/Gutemberg: Statua a Panfilo Castaldi. Lupus in fabula, vi si parla anche di Meucci.

Hesperia ha detto...

Grazie Marsh, ho letto e ho estrapolato il pezzo che concerne Meucci, la cui casistica è simile a quella di Panfilo Castaldi:


Nell'Ottocento, per un certo numero di anni, in Italia si affermava che fosse stato lui il vero inventore della stampa a caratteri mobili e Gutemberg avesse copiato prendendosene il merito, un pò come Alexander Graham Bell ha fatto con Antonio Meucci per quanto riguarda il telefono. Solo che nel caso di Castaldi non era vero. Tuttavia, ancora oggi, sul piedistallo del monumento che gli è stato dedicato nella sua città natale (vedi foto, dal sito di Minube), gli è attribuita la paternità di un'invenzione non sua.

marshall ha detto...

Hesperia,
infatti è vero. Ma nonostante i tedeschi fossero stati i veri inventori della stampa, è a Venezia che si deve il merito d'aver diffuso i libri nel mondo. Prova ne è che se nel Cinquecento un quarto della popolazione veneziana tra i 15 e 16 anni sapesse leggere, in Germania nel Settecento - quindi due secoli dopo, poichè evidentemente di prima non si hanno notizie - solo l'1,5 % della popolazione sapeva leggere. L'ho anche scritto oggi qui all'amico Fausto di Venezia.

johnny doe ha detto...

Essendo un cultore del genere,non mancherò l'acquisto di questo libro,di cui ringrazio per l'info.
Quanto al grande Aldo Manuzio (dopo il suo aldino,c'è solo il Bodoni per la bellezza del carattere),conservo gelosamente una Eneide in ottavo del 1505.Bel post.

marshall ha detto...

Johnny doe,
complmenti per quella Eneide del 1505, menzionata in "L'alba dei libri", tra le opere classiche stampate da Manuzio.

Sapessi in quanti ti invidiano per quel possesso!!! Io per primo !!!

johnny doe ha detto...

Sapessi quanti cambi e aggiunte denaro ( a rate) ho dovuto fare con un grande libraio fiorentino anni fa! e che fatica per questa trattativa che si protrasse per un paio di mesi!

marshall ha detto...

Johnny doe,
me le ero già immaginate le fatiche che dovesti fare. D'altronde non è facile privarsi di un libro del genere, neanche per un commerciante di libri antichi: è come se strappassero il cuore a chiunque; almeno per me è così. In vita mia devo aver accumulato 2 o 3000 libri; avrei bisogno di spazio, ma non riesco a privarmene di neanche uno, neanche di quelli che sembrano essere i più privi di significato. Ma sai che a nessuno interessano!! Pensa che un giorno mia moglie ha lasciato inavvertitamente su la saracinesca del box, dove conservo alcuni libri di poco valore, al nostro ritorno controllai, e non ne mancava neanche uno.

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